Il Vino Cesanese

Il territorio della Docg, si estende nelle aree dei comuni di Piglio, Serrone, Acuto, Anagni e Paliano. I vigneti più importanti si trovano sulle pendici dei monti Ernici e nell’alta Valle del Sacco, ad altitudini comprese tra i 200 e gli 800 metri, su terreni in genere composti da terre rosse.

Il Vino Cesanese
Il Vino Cesanese
Il Vino Cesanese

Amaretti di Guarcino

La leggenda racconta, che la ricetta dell’amaretto fu donata, in segno di riconoscenza, a una famiglia di Guarcino da un frate di passaggio che ricevette ospitalità. Da allora, la ricetta si è tramandata di generazione in generazione sempre nel più assoluto riserbo. Gli Amaretti di Guarcino, composti di mandorle dolci e amare, albume d’uovo, zucchero e ostia, si distinguono per la loro spiccata morbidezza.

Amaretti di Guarcino
Amaretti di Guarcino
Amaretti di Guarcino

I Fini Fini

I fini fini, o “Maccaruni” o fettuccine sono una delle specialità gastronomiche più rappresentative della città di Frosinone. Questa specialità è considerata da sempre un piatto irrinunciabile per occasioni speciali, festività e soprattutto per il “Carnevale frusinate”. Essendo tra le più antiche ricette della Ciociaria, le prime tracce risalgono alla metà del ‘500. Nei fini fini, fondamentale è il taglio della sfoglia, che deve essere eseguito a mano, e da tradizione, vanno conditi con un ragù tradizionale.

I Fini Fini
I Fini Fini
I Fini Fini

Sagne e fagioli

La fame è il migliore dei condimenti”, scriveva Cicerone nel suo “De finibus bonorum et malorum”. Ma c’è un piatto che il celebre oratore romano preferiva su tutti: pasta e fagioli. O meglio, “sagne” e fagioli. Così si narra in Ciociaria e ad Arpino, patria di Cicerone (e del piatto). La versione che l’oratore aveva assaporato nella sua prima infanzia, prima di trasferirsi a Roma, è con tutta probabilità quella che si è tramandata finora e che si mangia oggigiorno d’inverno, ma anche d’estate, in occasione delle sagre locali con qualche rivisitazione. L’impasto, è sempre lo stesso: acqua e farina.

Sagne e fagioli
Sagne e fagioli

Timballo alla Bonifacio VIII

Anagni ha dedicato al suo papa più noto, Bonifacio VIII, il proprio piatto più conosciuto ed apprezzato. Di fronte al palazzo Municipale si può trovare ancora oggi un'insegna antica, che indica l'accesso ad un vicino ristorante presente in zona da ben trecentocinquant'anni, assumendo il ruolo di testimone silenzioso delle evoluzioni della cittadina ciociara e delle sue tradizioni. La casa del Gallo, cosi si chiama il locale inizialmente era una semplice osteria, venne usata nel corso dei secoli successivi per riparare le donne del paese dai mercenari spagnoli che nel Cinquecento terrorizzavano la zona durante la guerra del sale. Divenuta poi stazione di posta, destinata a offrire alloggio e ristoro ai viaggiatori ha provveduto per secoli a saziare sia i cittadini che i tanti stranieri che soggiornavano in città, proponendo i piatti tipici della tradizione. Da un idea culinaria innovativa nasce così, il timballo composto di fettuccine impastate in casa e condite con l'aggiunta di un ragù ricco, all'interno del quale vengono aggiunti profumi e aromi speciali, noti nel dettaglio solo al suo inventore e alla famiglia. Per chiudere e sigillare il tutto vengono apposte dalle fette di prosciutto, prima di passare alla cottura in forno. Si tratta di un timballo speciale, che in virtù della sua bontà, il creatore dedica al papa più famoso di Anagni, Bonifacio VIII.

Timballo alla Bonifacio VIII
Timballo alla Bonifacio VIII
Timballo alla Bonifacio VIII

I Cecapreti - (strozzapreti)

La golosità dei preti all'origine del nome Ovviamente, ad incuriosire in maniera particolare è il nome di questa pasta, tra i più antichi in Italia. La comparsa sulle tavole viene fatta risalire infatti ai tempi dello Stato Pontificio. Spesso indicati anche come Strozzapreti, questo tipo di pasta fatta in casa ha forme diverse a seconda della regione in cui viene preparata. Nel Lazio e in particolare nella zona della Ciociaria, i Cecapreti sono spaghettoni allungati realizzati con acqua, un uovo e farina, dalla consistenza particolare che rende necessaria un'attenta masticazione per assaporarli al meglio. il nome di Cecapreti o Strozzapreti, allude infatti a quella che anticamente veniva considerata la golosità dei preti e al fatto di gustare la pasta con un troppa voracità.

Il Prosciutto di Guarcino

Il prosciutto di Guarcino, iscritto nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali​, è la produzione d'eccellenza di un piccolo borgo della Ciociaria che vanta la produzione di uno dei prosciutti più buoni del Lazio. L’antica tradizione locale coniugata all’abilità dei norcini guarcinesi con i benefici del clima montano sono gli elementi distintivi di questo prodotto gastronomico che insieme alla geografia del paesino e a un microclima ideale, garantiscono la lavorazione e la stagionatura dei prosciutti. Il prosciutto di Guarcino, è prodotto esclusivamente con carne proveniente dagli allevamenti locali. Prima di arrivare al prodotto finale, viene sottoposto a un trattamento di 13 mesi di lavorazione, compresa la stagionatura di 7-8 mesi e un'attenta scelta degli ingredienti, come la sugna aromatizzata al peperoncino e alle bacche di ginepro per la ‘stuccatura’ oltre che dei locali di stagionatura, che utilizzano il clima naturale dell’ambiente per diversi mesi dell’anno.

Il Prosciutto di Guarcino
Il Prosciutto di Guarcino

La Passerina del Frusinate

La coltivazione del vitigno della Passerina Frusinate, nasce da un’attività contadina che preserva e tramanda una grande tradizione, riguardo ad un vino che merita maggiore. La Passerina del Frusinate, che nasce sul territorio di un’ampia zona del Lazio identificabile con la Ciociaria, è un vitigno autoctono a tutti gli effetti. Ha, infatti, una sua ben definita identità biologica, una storia, e proprie peculiarità organolettiche. Dunque, la Passerina del Frusinate ha un “DNA” proprio, come quello del Cesanese del Piglio, altra vitigno locale coltivato con successo in zone come Paliano, Piglio, e assente nel resto del Lazio. Il glorioso vitigno che “affonda le sue radici” nelle terre fertili della Ciociaria, è una vite a bacca bianca. Il particolare e curioso nome si deve ai passeri ghiotti dei dolci acini d'uva del vitigno. che si presenta con grappoli di dimensioni medio-grandi a forma piramidale. Le bacche hanno invece dimensioni piccole, di colore giallo/oro. La maturazione giunge generalmente a ridosso dell’autunno, e si tratta di una pianta piuttosto vigorosa, con rese di buona qualità. La Passerina del Frusinate è conosciuta anche per le sue proprietà benefiche e che presenta aromi di frutta secca, confermate da gusti allo zabaione.

La Passerina del Frusinate
La Passerina del Frusinate
La Passerina del Frusinate

Il Pane

Il pane vanta origini antichissime, la sua storia e la sua produzione sono strettamente legate agli usi quotidiani. Un tempo, ogni massaia preparava il pane in casa e poi si recava nei tanti forni a legna presenti in città per farlo cuocere. Durante l’attesa per l’infornata il pane spesso lievitava due volte, questa pratica, allora dettata dal caso, è divenuta col tempo uno dei segni distintivi del pregiato pane. Una volta realizzato, l’impasto è lasciato a riposo per circa 1 ora e mezza. Dopo, vengono formate a mano le classiche pagnotte tondeggianti e riposte a lievitare su assi di legno per un’altra ora prima di essere cotte nel forno a legna. La forma del Pane Ciociaro è la classica pagnotta rotonda, ma è realizzato anche nel formato di filone, il peso è di circa 2 kg. La crosta esterna è di colore dorato tendente al marrone, la pasta interna è di colore bianco tipicizzata da alveolature piccole e diffuse. Le farine utilizzate sono di grano tenero di tipo 0, 00 e 1, ma anche di tipo 2 semintegrali e macinate a pietra. Ingrediente fondamentale è il lievito madre che periodicamente viene rinforzato con farina e acqua.

Il Pane
Il Pane

La Ciammella Serronese

Ecco una specialità che unisce il gusto di dolce e salato. Si narra che questa ciambella, simbolo di agiatezza, fossa il dono che l'uomo portava in dote quando andava a chiedere in moglie la propria fidanzata. il giorno delle nozze le donne poggiavano la ciambella sulla testa del proprio marito , come una corona simbolo della loro unione provatela è una delizia. @Credit Photo http://www.glocaltaste.com/la-ciammella-serronese/

La Ciammella Serronese
La Ciammella Serronese
La Ciammella Serronese