Tradizionale calzare usato dai pastori è stato forse il primissimo prodotto dell'artigianato ciociaro. Primissimo e, oggi, simbolico. Arpino è il paese che ancora oggi le produce artigianalmente, motivato dal "Gonfalone” che ogni anno, in agosto, le vuole calzate per la sfilata in costume ciociaro. Le ciocie erano il calzare tipico del Basso Lazio, diffuso anche in molte regioni dell'Italia centrale e meridionale che, fin dal Settecento, diedero il nome ad una parte del suo territorio (Ciociaria) e ai suoi abitanti. La loro origine è controversa e una colta tradizione, basata su un passo dell'Eneide, le riporta al popolo degli Ernici i cui centri maggiori furono Ferentino, Anagni, Alatri, Veroli e Frosinone. Negli ultimi secoli sono state per eccellenza le calzature autocostruite più economiche; realizzabili con pelli bovine, ovine, suine, bufaline ed asinine, naturali o conciate, erano robuste e adatte per camminare su campi lavorati e su percorsi impervi, nonché resistenti a lavori usuranti, come la vangatura. Nella loro costruzione erano impiegate lesine o coltelli per il taglio del cuoio - che, non di rado, manteneva il caratteristico pelame - e la sgorbia (scalpello a lama per praticare fori pressochè rettangolari o ovali, uguali tra loro, per il passaggio delle stringhe). Il calzare era dotato di un plantare di cuoio curvato a forma quasi di barchetta, in alcuni casi con una punta, più o meno accartocciata ed inarcata, legato da lunghe stringhe, anch'esse di cuoio ma flessibili, avvolgenti il polpaccio fino al ginocchio, con all'estremità due spaghi per un'agevole annodatura. In antico, al posto delle stringhe, si usavano spaghi, cordicelle o fettucce. Sotto il plantare erano inseriti, con chiodi o grappe artigianali, due rinforzi (taccuni) di cuoio sui quali si applicavano le bollette, chiodi molto corti e dalla testa ampia e bombata con funzione antiusura e antisdrucciolo. Dopo la seconda guerra mondiale il cuoio e' stato sostituito da pezzi di copertone e di camera d'aria di pneumatici.
Dal 28 al 31 Agosto di ogni anno, si tiene la festa patronale in onore di San Pietro Eremita. E’ un evento che viene ritenuto, da tutta la popolazione, come il momento più importante della vita non solo religiosa ma sociale e civile per l’intensità e la partecipazione emotiva con cui viene vissuta da ormai quasi 1.000 anni. San Pietro nasce a Rocca di Botte presso Carsoli in Abruzzo, visse in quel paese fino alla gioventù, poi per sfuggire ad un matrimonio combinato dai suoi genitori, nel 1048 si allontanò andando a Tivoli, rimanendovi due anni alla scuola apostolica di Cleto, diacono della chiesa tiburtina. Il suo maestro quando vide che aveva raggiunto un’adeguata preparazione, lo presentò al vescovo di Tivoli, Gregorio, il quale gli diede il compito di andare a predicare la religione fra gli abitanti dei vari paesi della diocesi conferendogli la tonsura e consegnandogli una croce di ferro, che si conserva ancora tra le reliquie della Collegiata di Trevi. Il 9 agosto del 1052, lascia Subiaco e raggiunge Trevi il giorno successivo risalendo la valle dell’Aniene. Rimane a Trevi per un periodo 20 giorni, durante il quale svolse la sua attività di profonda evangelizzazione, compiendo anche vari miracoli di cui beneficiarono 2 bambini: Gualtiero a cui ridiede la vista e Liuto che, paralizzato, riacquistò la libertà nei movimenti. Il 29 Agosto il Santo fu preso da una fortissima febbre e si ritirò nel buio di un sottoscala dove il giorno successivo, 30 Agosto, morì. Le sue ossa sono conservate nella cripta che si trova nella Chiesa di Santa Maria Assunta.
In occasione del Palio di Bonifacio VIII le contrade della Città di Fiuggi, rappresentate dal proprio cavaliere si sfidano in un' appassionante torneo cavalleresco. I cavalieri e i loro destrieri danno prova di coraggio, abilità, destrezza e velocità per conquistare la vittoria della propria contrada e con essa l'onore di offrire la miracolosa acqua che rompe la pietra al Papa Bonifacio VIII. Il Papa, in segno di gratitudine affiderà la preziosa anfora vuota alla contrada che avrà vinto il torneo. La festa si svolge tra rievocazioni storiche, giostre a cavallo ed esibizioni degli sbandieratori locali. Programma delle passate edizioni Giorno 1 Ore 16.00 Raduno dei figuranti - Ore 16.30 Fonte Bonifacio VIII, cerimonia del riempimento delle anfore e intrattenimento con gli sbandieratori di Artena - Ore 17.00 corteo storico da Fiuggi fonte a Piazza Trento e Trieste - Ore 18.30 arrivo del corteo nella piazza della Città - Ore 18.45 cerimonia della Benedizione dell’acqua e dei Cavalieri - Ore 19.00 spettacolo degli sbandieratori di Artena - Ore re 19.45 Cena medioevale. A fare da cornice alla cena giocolieri, cantastorie, mangia fuoco, armigeri, artisti di strada del gruppo Foedus Ars. Giorno 2 Ore 11.00 passeggiata di figuranti in costume d’epoca nel centro storico di Fiuggi città - Ore 15.00 partenza del corteo storico - Ore 15.15 Cerimonia di accoglienza a papa Bonifacio VIII - Ore 15.30 ingresso degli ospiti della contrada cellere di Anagni, che si esibiranno in un brano musicale in onore a papa Bonifacio VIII - Ore 15.45 sfilata in corteo Fiuggi Fonte - Ore 16.20 spettacolo degli sbandieratori ed estrazione dei biglietti della lotteria (i biglietti verranno assegnati ai cavalieri delle contrade. l'ordine d’arrivo assegnerà i premi) - Ore 16.50 Torneo della giostra a cavallo tra le cinque contrade - Ore 18.00 offerta dell’acqua al Papa dalla dama che rappresenta la contrada vincitrice della giostra - Ore 18.15 premiazione dei cavalieri - Ore 18.45 cerimonia di ringraziamento
Nel borgo medievale di Vico nel Lazio, alle pendici dei Monti Ernici, il 4 agosto 2019 si svolgerà la 16° edizione della Festa del Ritorno con l’imperdibile Sagra degli Gnocchi al Sugo di Pecora. Si tratta di un evento gastronomico che proporrà al turista buongustaio uno dei piatti tradizionali del borgo Ciociaro. Una giornata dedicata a chi negli anni ha lasciato il paese per tornare a rivivere i giochi, gli odori, i vicoli che hanno segnato la vita dei cittadini di Vico nel Lazio. Una manifestazione imperdibile tra el più antiche, legata alla tradizioni locali, realizzata dall’associazione ManiSlegate. La festa sarà un‘ottima occasione per scoprire le bellezze storiche del paese. Il turista potrà rivivere quelle coinvolgenti atmosfere del passato che porterà con se al suo ritorno a casa.
Odiato al di fuori dello Stato pontificio, Bonifacio VIII, non era amato neanche all'interno della Santa Sede. Colpiti dal suo atteggiamento arrogante e accentratore, alcuni membri della Curia e dell'aristocrazia romana capeggiati dai cardinali Pietro e Giacomo Colonna gli si rivoltarono contro. Sostenevano che la sua elezione fosse illegittima e per questo nel 1297 lo dichiararono decaduto. La vendetta del papa fu terribile: scomunicò i due cardinali, confiscò i loro beni e nel 1299 fece radere al suolo Palestrina, roccaforte dei Colonna, "perché non vi resti nulla, nemmeno la qualifica o il nome di città". I Colonna, che si rifugiarono in Francia, ebbero però la loro rivincita: aiutati dal re Filippo IV il Bello, che non accettò mai la sottomissione al papa, riuscirono a mettere il pontefice sotto processo, a giugno del 1303, per destituirlo. I primi di settembre gli eventi precipitarono: Giacomo Sciarra Colonna e il consigliere di Stato francese, aiutati dalla borghesia di Anagni e da molti cardinali, assaltarono il palazzo pontificio, catturarono il papa e lo tennero prigioniero. Non risparmiarono le ingiurie, secondo alcuni persino fisiche: per questo l'episodio passò alla Storia come "Lo Schiaffo di Anagni". Bonifacio si salvò solo grazie all'intervento dei suoi concittadini: fiaccato nel corpo e nello spirito, rientrò a Roma il 25 settembre e qui morì poco più di due settimane dopo. Ogni anno, in quegli stessi giorni, Anagni fa un salto indietro nel tempo e torna al trecento: colora le sue strade e le sue magnifiche piazze di figuranti in costume, sbandieratori, musica e danze medievali, propone visite guidate particolari, e rievoca le vicende storiche legate al famoso “schiaffo” con uno spettacolo teatrale itinerante proprio nei luoghi dove, secondo la tradizione, l’episodio avvenne, e cioè le splendide sale di Palazzo Bonifacio VIII che insieme al Palazzo Comunale Iacopo d’Iseo sono centri propulsori di queste tre giornate.